Wei Shujun: Un talento contemporaneo del cinema cinese
Un ritratto del regista
Una carriera in rapida ascesa
Negli ultimi quattro anni, Wei Shujun si è affermato come una delle voci più influenti nel panorama cinematografico della generazione post-1990 in Cina. Con quattro lungometraggi tematicamente diversi all’attivo, di cui tre presentati al prestigioso Festival di Cannes, Shujun continua a conquistare il pubblico internazionale. Questa settimana si trova in Giappone per presentare il suo ultimo lavoro, Mostly Sunny, al Tokyo International Film Festival.
Un’opera toccante
Il nuovo film, che ha debuttato al Shanghai Film Festival lo scorso giugno, vede Huang Xiaoming in una performance trasformativa nei panni di un uomo gioioso ma con ritardi cognitivi. Vive con la madre prossima ai 70 anni, interpretata da Hsiao-Fen Lu. Proprio quando il protagonista sembra trovare una nuova comunità e felicità grazie a un’organizzazione chiamata Sunshine Club, guidata da un carismatico personaggio interpretato da Jia Zhangke, la madre si ammala gravemente. Le trame dei due fratelli, uno medico e l’altro il protagonista, divergono drasticamente nella ricerca di una cura, con il medico che si affida alla scienza e l’altro ai metodi alternativi del Sunshine Club.
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Discutendo di Mostly Sunny con Wei Shujun
Riflessioni sulla premiere a Shanghai
Wei descrive il debutto di Mostly Sunny al Shanghai Film Festival come un’esperienza positiva ma desiderava un pubblico più ampio, dato che la sala conteneva solo 300 posti. La reazione del pubblico ha confermato le sue speranze di avere creato un’opera coinvolgente e condivisa.
Diversi contesti, diverse emozioni
Shujun esprime una maggiore tensione quando presenta i suoi film in Cina rispetto a Cannes, poiché il pubblico locale comprende meglio le sfumature culturali e linguistiche delle sue opere. Nonostante l’ansia, il regista si è sentito soddisfatto del legame creato con il pubblico cinese.
L’industria cinematografica cinese: Una rinascita post-pandemia
Dopo la pandemia, Wei osserva un rinnovato vigore nella produzione di film cinesi, testimoniato anche dalla forte presenza di pellicole cinesi nei festival internazionali come Cannes e Tokyo. Tuttavia, scegliere una data di uscita in Cina rimane cruciale per il successo al botteghino, dato che molti film di Hollywood non garantiscono più risultati sicuri come un tempo.
L’approccio narrativo di Mostly Sunny
Contrasto tra ragione e fede
La narrazione di Mostly Sunny crea un netto contrasto tra i fratelli nella loro risposta al cancro mortale della madre. Mentre il fratello maggiore, un medico, si affida alla scienza, il fratello minore utilizza metodi ispirati dalla sua innocente fede. Sorprendentemente, i tentativi del fratello minore, come abbattere un muro per far entrare più luce solare nella stanza della madre, risultano più confortanti delle cure mediche.
Una riflessione sulle convinzioni
Wei ha voluto illustrare come, nonostante l’educazione e lo status, l’essere umano possa ritrovarsi disarmato di fronte a certe sfide, trovando conforto solo nella purezza dei propri sentimenti. La storia del fratello minore, ancora in contatto con questa innocenza, diventa un’esplorazione dell’essenza umana.
La scelta di “Don’t Worry, Be Happy”
La famosa canzone di Bobby McFerrin è stata scelta da Wei per la sua semplicità e bellezza. Il regista ricorda di aver amato la canzone fin da bambino e di averla rivalutata con il tempo, trovandovi un messaggio puro e gioioso che si allinea con i temi del film.
Il ruolo di Jia Zhangke
Una scelta di casting accurata
Jia Zhangke interpreta un personaggio ambiguo, un guru del Sunshine Club, con una delicatezza che lascia il pubblico incerto sulle sue vere intenzioni. Wei sottolinea che Zhangke, conosciuto per il suo impegno a favore dei giovani cineasti, ha portato autenticità alla parte. Nonostante Zhangke sia solito interpretare ruoli di gangster, è stato felice di cimentarsi in questo nuovo ruolo, portando ulteriore profondità al personaggio.
In definitiva, Mostly Sunny rappresenta un’opera complessa e ricca di sfumature che evidenzia non solo le capacità narrative di Wei Shujun ma anche la rinnovata vitalità del cinema cinese contemporaneo.
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