Weekend a Taipei: azione e risate che non si prendono troppo sul serio
Una serata movimentata nella capitale taiwanese
Nel 1982, Prince ci ha esortato a “festeggiare come se fosse il 1999”. A distanza di quasi due decenni, “Weekend a Taipei” ci invita a immergerci nell’azione e nell’umorismo di un film d’altri tempi. Questa produzione franco-taiwanese, scritta e prodotta da Luc Besson, vede George Huang tornare alla regia con il suo primo lungometraggio dopo trenta anni dal suo esordio con “Swimming With Sharks”.
Una trama fatta di inseguimenti e scontri
Con Luke Evans e Sung Kang tra i protagonisti, la storia vede un agente della DEA dirigersi a est per sgominare un sindacato criminale, promettendo inseguimenti spericolati e scene di combattimento mozzafiato. Sebbene la sceneggiatura di Huang e Besson sia piuttosto leggera, il film offre 100 minuti di puro divertimento senza troppi pensieri, senza lasciare tracce durature ma sicuramente senza pentimenti.
Taipei: tra vita quotidiana e criminalità
Il film inizia con un montaggio frenetico della vita quotidiana a Taipei, introducendo Kwang (Kang), CEO di una multinazionale coinvolta in vari illeciti, da violazioni ambientali a traffico di droga. In tribunale e con la famiglia in frantumi, Kwang si ritrova a sfogare la sua frustrazione sui sottoposti. La moglie Joey (Gwei Lun Mei) e il figlio Raymond (Wyatt Yang) mostrano poco rispetto, rendendo evidente la loro separazione affettiva.
L’agente John Lawlor si infiltra
A Minneapolis, John Lawlor (Evans) lavora sotto copertura per raccogliere prove contro Kwang. Un combattimento in una cucina di un ristorante gestito dal clan di Kwang mette in moto una serie di eventi che porteranno John a Taipei, nonostante gli ordini della sua superiore (Pernell Walker) di abbandonare il caso.
Una fuga rocambolesca
Le cose si complicano quando Kwang scopre che Raymond ha rubato prove incriminanti contro di lui. Joey e Raymond si rifugiano dall’agente Lawlor, rivelando un’affiliazione inaspettata: John è il vero padre di Raymond. Tra inseguimenti e scontri, i tre cercano di mettere al sicuro le prove contro Kwang.
Omaggi cinematografici e momenti di leggerezza
“Weekend a Taipei” si distingue per il suo omaggio ai film del passato, tra cui “Colazione da Tiffany” e “La foresta dei pugnali volanti”. L’uso ingegnoso di brani orchestrali, come “Paint It Black” dei Rolling Stones, arricchisce l’atmosfera. Joey emerge come una donna di talento, capace di guidare vetture da corsa e veicoli da distruzione, aggiungendo un tocco di spettacolarità alle scene d’azione.
Competenza tecnica e spunti autoritari
Hwang Wern-ying si distingue per la sua produzione e Colin Wandersman valorizza ogni scena con una fotografia di ampio respiro. Gli inseguimenti di auto, coreografati con perizia, offrono momenti di tensione e adrenalina, anche se il duello finale tra protagonista e antagonista potrebbe risultare meno incisivo rispetto alle aspettative.
L’importanza del contesto e dell’azione
Nonostante alcune cadute narrative, l’intera esperienza è resa piacevole da una regia competente e una produzione di alto livello. I fan di film di azione apprezzeranno la combinazione di scene spettacolari e dialoghi leggeri, mentre i personaggi, sebbene possano sembrare stereotipati, vengono interpretati con sufficiente carisma da rendere il tutto interessante.
In definitiva, “Weekend a Taipei” offre ciò che promette: un intrattenimento leggero e frenetico, perfetto per chi cerca una fuga temporanea in un mondo di azione, con un pizzico di commedia. Per ulteriori dettagli sui film di questo genere, visita il trailer di Weekend a Taipei.
“Weekend a Taipei” non pretende di reinventare il genere, ma sa come tenere lo spettatore incollato allo schermo con il suo ritmo movimentato e dialoghi ricchi di humour. Esperti e appassionati di cinema d’azione non resteranno delusi.