Una nuova prospettiva su “The Merry Gentlemen”: Un film che non riesce a decollare
Un connubio che non convince
Descrivere “The Merry Gentlemen” come un incrocio tra “The Full Monty” e un film natalizio della Hallmark sembra promettere più di quanto il film stesso offra. Diretto da Peter Sullivan e scritto in collaborazione con Marla Sokoloff, questo tentativo di inserimento nell’universo cinematografico natalizio di Netflix risulta, purtroppo, privo di inventiva e caratterizzato da una presentazione frettolosa e poco curata.
La trama: tra cliché e pregiudizi
Ashley, una single trentenne interpretata da Britt Robertson, vive il sogno di ballare in una rivista natalizia a New York. Il sogno, però, si spezza quando viene licenziata a causa della sua età. Ritornata al suo paesino natale, Sycamore Creek, per le festività, scopre che il locale dei suoi genitori è sull’orlo del fallimento. Per risolvere la situazione organizza uno spettacolo con uomini che si spogliano.
La forza dei personaggi secondari
Ad arricchire il cast troviamo Chad Michael Murray nel ruolo del carpentiere dal cuore d’oro, e Maxwell Caulfield, che offre una performance degna di nota. Tuttavia, nonostante l’impegno del cast, il film stenta a trovare una propria identità, rimanendo intrappolato tra vecchi cliché e situazioni poco credibili. Il personaggio di Marie, interpretato dalla stessa Sokoloff, purtroppo, aggiunge poco alla trama principale, restando marginale e poco sviluppato.
Analisi tecnica e narrativa
Il film soffre di un’impostazione troppo tradizionale e prevedibile. Le situazioni narrative non riescono a discostarsi dai soliti schemi, dove l’amore e il sacrificio personale vengono costantemente privilegiati rispetto alla carriera e all’identità individuale. Sul piano tecnico, la regia di Sullivan non riesce a dare vita a una narrazione coesa e coinvolgente, lasciando che i piccoli dettagli e le incoerenze sottraggano valore a una storia già di per sé fragile.
Un’occasione mancata di inclusività
In un’epoca dove i film della stessa piattaforma (come “Single All the Way” e “Falling For Christmas”) mostrano maggiore inclusività e progressismo, “The Merry Gentlemen” rimane ancorato a schemi eteronormativi e non riesce a includere un pubblico più ampio, limitando il proprio potenziale di buon film natalizio.
La danza e musica: un’alternanza tra alti e bassi
Le esibizioni di danza, coreografate da Sullivan, sono esteticamente ben costruite ma prive di un autentico spirito innovativo. La colonna sonora, pur integrando brani della casa di produzione, risulta generica e dimenticabile. Il pubblico spera in una ventata d’aria fresca, come è accaduto in “Magic Mike”, ma resta deluso.
Un’analisi psicologica sottile
Nonostante le sue debolezze, il film tenta di scandagliare alcune tematiche interessanti, come il concetto di resilienza femminile e il percorso di auto-riscoperta. Questi spunti, però, vengono spesso oscurati da una trama troppo incentrata sul romanticismo a discapito della crescita personale della protagonista.
Prevedibilità e contraddizioni
Il conflitto climatico del film, pur appoggiandosi inizialmente su temi femministi di empowerment e auto-stima, finisce per ritorcersi contro, spostando l’attenzione sulla dimensione romantica. Questo cambio di rotta non fa che enfatizzare la prevedibilità della pellicola, vanificando così gli sforzi precedentemente fatti per costruire una narrazione più profonda e significativa.
Conclusione: una riflessione su “The Merry Gentlemen”
“The Merry Gentlemen” è un tentativo imperfetto di combinare dramma, commedia e spirito natalizio. Le performance del cast, sebbene encomiabili, non riescono a salvare una sceneggiatura carente e una regia a tratti confusa. La pellicola si rivolge a un pubblico desideroso di storie semplici e romanticismo, ma delude coloro che cercano innovazione e dinamismo nella narrazione cinematografica. Ai cineasti futuri, il compito di imparare da queste mancanze per creare un universo cinematografico natalizio davvero avvincente e inclusivo.