Chemical submission: Il percorso di riscatto di Caroline Darian
Caroline Darian, figlia di Gisèle Pelicot, è la narratrice di un documentario avvincente che racconta il processo del caso di stupro di massa che coinvolgeva i suoi genitori e getta luce sull’uso di droghe per commettere abusi sessuali. Il documentario, intitolato “Chemical Submission, May Shame Change Camp,” è prodotto dall’acclamata compagnia parigina CAPA e commissionato dall’emittente pubblica francese France Televisions.
Un racconto di orrore e speranza
Darian è diventata un’attivista dopo che la sua vita è crollata nel novembre 2020, quando ha scoperto che il suo amato padre, con cui aveva un rapporto stretto, aveva drogato e stuprato sua madre insieme a decine di sconosciuti per oltre 10 anni. Caroline Darian ha raccontato la sua storia durante il processo, che si è protratto per 10 settimane, parlando del trauma subìto quando ha scoperto che gli agenti avevano trovato una cartella sul computer del padre intitolata “ma fille à poil” (“mia figlia nuda”), contenente foto di lei addormentata con le coperte tirate via e le luci accese.
Analisi tecnica e contesto
“Chemical Submission, May Shame Change Camp” è stato scritto da Linda Bendali e Andrea Rawlins Gaston, con Bendali alla regia. Rawlins Gaston, nota per le sue serie e documentari socialmente impegnati, come “Infrarouge” e “Inceste, Le dire et l’entendre,” ha contribuito con una prospettiva esperta alla narrazione del film. La produzione, oltre a narrare la vicenda tramite le parole di Darian, include le testimonianze di cinque vittime di drogaggio, quattro donne e un uomo, che si uniscono a Darian per denunciare questo modus operandi sistemico rimasto sotto radar troppo a lungo.
Il percorso giudiziario e il senso di giustizia
Il caso è ancora in corso poiché i procuratori francesi hanno richiesto pene detentive che vanno da 4 a 20 anni per i 51 uomini accusati di aver partecipato allo stupro ripetuto di Gisèle Pelicot per oltre un decennio. La richiesta di condanna massima di 20 anni è stata fatta per il suo ex marito, Dominique Pelicot, che ha ammesso di aver reclutato sconosciuti online affinché stuprassero sua moglie mentre era sedata.
Durante il processo, Darian ha raccontato il momento traumatico in cui ha scoperto le foto sul computer del padre e ha immediatamente sospettato di essere stata drogata anche lei. La sua testimonianza ha aggiunto una dimensione personale e dolorosa a un caso già estremamente complesso e inquietante.
Un libro per canalizzare il dolore
Caroline Darian ha anche scritto un libro intitolato “Et j’ai cessé de t’appeler papa: Le livre sur l’affaire des viols et le procès de Mazan” (“E ho smesso di chiamarti papà: il libro sugli stupri e il processo di Mazan”), pubblicato l’anno scorso. Questo scritto è diventato un mezzo per Darian di elaborare il suo dolore e avviare una discussione più ampia sulla cultura dello stupro e sulla dominazione maschile.
Un documentario che fa riflettere
Il documentario, avviato nel 2023 e derivante dall’associazione di Darian “M’endors pas” (“Non farmi addormentare”), creata per combattere il drogaggio, fornisce uno sguardo dietro le quinte di questo storico processo. La trama del documentario recita:
“Per 10 anni, Dominique Pelicot ha drogato sua moglie, Gisèle Pelicot, per stuprarla e farla stuprare da dozzine di uomini. Il caso è diventato emblematico della cultura dello stupro e della dominazione maschile nel mondo.”
L’obiettivo del documentario è anche di dare voce alle vittime di drogaggio, permettendo loro di farsi avanti e denunciare questa pratica insidiosa.
Un caso di studio e un monito
Questa vicenda dice molto sulla società contemporanea e su come certe pratiche abominevoli possano rimanere inosservate per anni. È un monito potente sull’importanza di rimanere vigili su questioni di abuso e di lavorare costantemente per portare alla luce la verità e ottenere giustizia per le vittime. “Chemical Submission, May Shame Change Camp” non è solo un documentario, ma un grido di allarme e una chiamata all’azione per un cambiamento significativo nella percezione e nel trattamento delle vittime di abuso.