Un’esplorazione profonda nel film “Queer” di Luca Guadagnino
Nel film “Queer” di Luca Guadagnino, molti dei momenti più significativi sono espressi senza parole. William Lee (interpretato da Daniel Craig), un espatriato a Città del Messico, trova maggiore libertà rispetto agli Stati Uniti per indulgere nei suoi desideri omosessuali, bere alcolici e fare uso di eroina. Tuttavia, persiste una discreta necessità di nascondere la sua queerness, anche nelle cantine più trasandate del sud del confine.
Un linguaggio visivo attraverso i costumi
La comunicazione nel film è per lo più affidata ai costumi. Jonathan Anderson, il designer britannico-irlandese che ha supervisionato i costumi in “Queer” e ha collaborato con Guadagnino in precedenza, ha tratto ispirazione dal cinema muto per creare una forma di narrazione visiva. “Bisogna capire il personaggio prima ancora che parli, perché si tratta dell’azione e del visivo,” afferma Anderson.
Sfida creativa per un designer di moda
Lavorare nel cinema ha rappresentato un cambiamento ben accolto per Anderson, che viene dal frenetico mondo della moda. Con il suo marchio eponimo JW Anderson e come direttore creativo della casa di lusso spagnola Loewe, ha vinto il premio Designer dell’Anno ai British Fashion Awards del 2024. Tuttavia, il mondo della moda può essere un ambiente creativamente claustrofobico. Immerso nelle visioni cinematografiche di Guadagnino, Anderson ha trovato una nuova sfida creativa.
L’abbigliamento come personaggio
Nel film, i costumi sono affascinanti sin dall’inizio. Durante il primo incontro tra Lee e Eugene Allerton (interpretato da Drew Starkey), l’interesse ossessivo di Lee per il giovane uomo, il non detto si percepisce attraverso i costumi. Lee indossa un completo di lino sgualcito, un fedora e occhiali trasparenti, mentre Allerton sfoggia una maglietta attillata, pantaloni stirati e occhiali dalla montatura seria. Anderson ha voluto che i vestiti di Lee apparissero come appesi a un corpo esausto, in contrasto con l’abbigliamento aderente di Allerton, rappresentando fame contro soddisfazione, desiderio contro appagamento.
Anderson ha curato meticolosamente ogni dettaglio dei costumi per riflettere il progresso dell’addiction di Lee, passando dal bianco cocaina all’abito nero nelle fasi finali del film. La trasformazione visiva di Lee culmina nelle giungle dell’Ecuador, simbolizzando un viaggio verso la fine della vita.
Simbolismo nei costumi
Anche quando le scene sono meno cariche di significato, i dettagli dei costumi non passano inosservati. Ad esempio, una canottiera all’uncinetto sbucante dal completo blu navy di Omar Apollo in un bar scuro richiama la storia della moda nella scena rave queer degli anni ’50. Il pendente a forma di centopiedi indossato da Apollo, quasi bloccato dalla catenina della canotta, simboleggia la repressione.
L’accuratezza storica nella moda
L’accuratezza storica era una priorità per Anderson e Guadagnino. Ambientato nel dopo seconda guerra mondiale in Messico, ogni singolo pezzo di abbigliamento è stato scelto per rappresentare fedelmente l’epoca. Anderson, laureato al London College of Fashion, ha sottolineato che gli anni ’40 sono uno dei periodi più incredibili per la moda maschile, segnati dall’industrializzazione dell’abbigliamento negli Stati Uniti.
Il processo di sourcing è stato un lavoro titanico, con ogni pezzo autentico e originale, tranne due identici abiti bianchi. Questo approccio ha permesso di ottenere un livello di autenticità raro nei film moderni.
Una riflessione sulla creatività nel cinema e nella moda
Il lavoro di Jonathan Anderson in “Queer” rappresenta una convergenza rara e affascinante tra il cinema e la moda. La precisione con cui i costumi sono stati selezionati e utilizzati per esprimere la psicologia dei personaggi dimostra un’abilità raffinata che va oltre la mera creazione estetica. È un invito a riflettere sul potere del linguaggio visivo e sui dettagli apparentemente minori che contribuiscono a costruire un mondo narrativo ricco e coinvolgente.
Per ulteriori dettagli sul film e per vedere il trailer ufficiale, visita Queer su trailer.
Competenza, autorevolezza e affidabilità sono le basi di una narrazione cinematografica efficace, e “Queer” ne è un esempio perfetto grazie alla combinazione di direzione artistica e costumi magistralmente curati.# Unbilabored Historicity and Surrealism in Costume Design
Eleganza nel surreale: il design che sfida il tempo
L’arte del costume design non è solo una questione di vestiti, è una proclamazione visiva che dialoga con il tessuto della narrazione stessa. Questo è particolarmente vero quando un designer d’eccellenza si immerge in un progetto artistico pieno di richiami storici e sfumature surreali.
L’ispirazione dietro il progetto
Radici artistiche e influenze
Nell’elaborazione di un complesso progetto cinematografico, il designer ha tratto ispirazione da una gamma variegata di figure artistiche. Tra le influenze spiccano nomi come Michael Borremans, un pittore belga noto per le sue opere evocative, e Glyn Philpot, un artista britannico i cui ritratti hanno segnato un’epoca. L’influenza arriva anche dall’immaginario della cultura queer immortalato dal fotografo americano George Platt Lynes.
La sfida di riflettere la realtà storica
Parte della sfida consistette nel bilanciare la fedeltà storica con elementi onirici. Ad esempio, osservando fotografie storiche di William Burroughs, il designer notò particolari unici – come il fatto che Burroughs non allacciava mai il bottone in cima, ma sempre quello in basso. Tali dettagli sono stati incorporati per aggiungere autenticità e creare una connessione più forte con il personaggio.
Fusioni di moda e psiche: i momenti clou
Vestiti come riflesso degli stati mentali
Nel film, alcuni dei momenti di moda più azzardati appaiono durante le sequenze influenzate dalla droga. Un top traslucido verde mare o costumi da bagno con pattern vivaci non sono solo estetica: creano una sensazione di ambiguità. Sono reali? O fanno parte di un’ingannevole visione indotta dalla droga?
“Stai cercando di capire cosa è reale, cosa è droga, cosa non lo è. Questi abiti diventano piuttosto interessanti perché cercano di confonderti. Sono ciò che Burroughs ha scritto come Lee su Allerton? Sono facsimili di cose che [Lee] ha visto realmente o che ha visto e poi esagerato?”
Collaborazioni da sogno: la magia del regista e del designer
Un’artigianale operazione creativa
Il designer sottolinea l’importanza di collaborazioni dietro le quinte. Lavorare con un regista che offre notevole libertà creativa è un privilegio raro. Questa dinamica permette di esplorare e realizzare idee audaci, rendendo la collaborazione quasi una tela bianca su cui dipingere geniali lavori artigianali.
“Perché mi piace lavorare con questo regista? Perché lui dice, ‘Cosa vuoi fare? Qui c’è l’attore magnifico, qui il set incredibile, ora mi serve un abbigliamento straordinario per tutto ciò.'”
Verso nuovi orizzonti creativi
Con un secondo progetto di costume design degno di premio, è chiaro che il designer sta padroneggiando il mondo del cinema con la stessa autorità con cui ha dominato l’industria della moda. Anche se non è ancora chiaro quale sarà il prossimo progetto cinematografico, una cosa resta certa: qualsiasi cosa che coinvolga questo duo creativo è praticamente garantita come un successo.
“È piuttosto notevole, in realtà, un po’ terrificante anche.”
Acquisti ispirati dal film: il meglio dello stile
Per chi fosse interessato a sfoggiare uno stile simile a quello visto nel film, ecco alcune proposte ispirate ai momenti migliori di moda:
- Oas Atlas Cuba Crochet Shirt
- Todd Snyder Long Sleeve Rayon in Pale Mint
- Warby Parker Chamberlain Glasses in Crystal
- Ralph Lauren Ribbon-Trim Wool Fedora
- London Fog Men’s Auburn Zip-Front Golf Jacket
- Saturdays NYC Gabriel Cotton Lace Tank in Ivory
L’eleganza e la creatività non sono solo un riflesso del talento del designer, ma anche un invito a chiunque voglia esplorare il proprio stile attraverso l’arte del cinema e del costume.