Le tenebre dei licantropi: un thriller contemporaneo
Il film Werewolves ci propone un’accattivante combinazione di atmosfere distopiche e azione serrata, con elementi mutuati dalla pandemia e dai film della serie “Purge”. Non si tratta di un’opera memorabile, ma riesce a intrattenere come passatempo stretto e avvincente. Al centro della vicenda troviamo Frank Grillo, che interpretando un robusto scienziato mollecolare, riesce a migliorare qualunque pellicola di genere pulp con la sua presenza carismatica.
Una trama essenziale e funzionale
Nella notte di una superluna (quando la luna piena si avvicina maggiormente alla Terra), le persone in ogni parte del globo che guardano la luna anche solo per un secondo si trasformano in giganti licantropi. Una perfetta scusa per restare a casa e godersi un film in streaming. Scopri il trailer di Werewolves.
Gli effetti visivi: tra nostalgia e innovazione
Come sono i licantropi? Piacevolmente kitsch. Richiamano uno stile autoironico e forse volutamente desueto, con effetti “pratici” che molti oggi guardano con un pizzico di nostalgia reverenziale. Un tempo le tecnologie degli effetti pratici sembravano all’avanguardia tanto quanto quelle digitali. “The Wolfman” del 1941 si fermava completamente durante le scene di trasformazione per evidenziare il viso di Lon Chaney Jr. che si contorceva veemente. Nel 1981, “The Howling” introdusse una nuova era di effetti visivi con arti allungati e mascelle che si distendevano, segnando il debutto di Rob Bottin, il maestro degli effetti che avrebbe poi lavorato a “The Thing” di John Carpenter. E “An American Werewolf in London” ci mostrò come gli effetti pratici aspirassero già allora alla qualità digitale.
Una critica agli effetti odierni
Guardando Werewolves, sembra quasi che gli effetti visivi stiano regredendo. I mostri sono alti, atletici, con orecchie da diavolo e musi animatronici che scattano come mascelle di coccodrillo in miniatura, ma al contempo appaiono come se fossero realizzati in cartapesta con capelli incollati. Sotto certe angolazioni, ricordano il lupo di una versione splatter di “Cappuccetto Rosso” creata da chi ha fatto ”Winnie the Pooh: Blood and Honey”.
L’aspetto scientifico
Il Dr. Wesley Marshall, interpretato da Grillo, lavora per il CDC, che studia il fenomeno dei licantropi tentando di creare un antidoto: il “moonscreen”, da applicare spruzzandolo. Gli esperimenti, naturalmente, vanno a rotoli quando i soggetti umani guardano la luna, trasformandosi. Tuttavia, il panico scientifico nel laboratorio scompare rapidamente.
Un’avventura in pieno stile zombie
Wesley, custode della moglie del suo fratello defunto e della nipote, finisce in fuga insieme a una collega (Katrina Law). Werewolves assume così la forma esplicita di un film zombie, con finestre sbarrate per impedire l’ingresso dei mostri e una costante minaccia di trasformazione.
Riflessioni sull’industria cinematografica
Steven C. Miller, il regista, è noto per il suo seguito di culto nell’ambito del cinema B-movie indie, grazie alla sua inventiva nelle scene d’azione e alla sua mancanza di pretese. Tuttavia, non eccelle nel sottotesto e “Werewolves” presenta una delle colonne sonore più bombastiche mai sentite, con un uomo ai sintetizzatori intento a creare nuvole aurali di sventura.
Il climax finale
La parte migliore del film arriva al termine, quando lo stesso Grillo deve guardare la luna per salvare i suoi cari. Lon Chaney Jr. approverebbe con un ululato di soddisfazione.
In definitiva, Werewolves è un thriller che, nonostante la sua semplicità, riesce ad intrattenere grazie a un uso sapiente degli effetti pratici e alla maestria con cui Frank Grillo trasforma un plot straightforward in un’opera piacevolmente godibile.