Bridget Everett e la fine di “Somebody Somewhere”: un viaggio di crescita
Una chiusura densa di emozioni
Bridget Everett sta ancora elaborando la fine di “Somebody Somewhere”, la serie HBO vagamente ispirata alla sua vita. “Non sono pronta,” dice Everett riguardo ai possibili ruoli futuri. La metafora che usa per descrivere la situazione è cruda e direttamente collegata al suo umorismo senza filtri.
Incontro con l’umanità: la serie si distingue grazie al suo tono autentico e umano. Everett ha dichiarato che il motto di questa ultima stagione è “growth against all odds” (crescita contro ogni probabilità). Il personaggio di Sam, interpretato da Everett, cresce lentamente ma costantemente, un processo che rispecchia la stessa evoluzione della serie.
Un’evoluzione personale e artistica
Un cammino parallelo: Sia Bridget Everett che il suo personaggio Sam hanno ampliato i propri orizzonti con il passare delle stagioni. Per la prima volta, Everett ha composto e cantato una canzone d’amore originale, una novità assoluta nella sua carriera di cabarettista.
Un impatto profondo: Nonostante il budget e il pubblico ristretto, la serie ha conquistato fan fedeli e riconoscimenti come il Peabody Award. La qualità delle interpretazioni e della sceneggiatura hanno permesso allo show di lasciare un segno indelebile.
In compagnia di vecchi amici
Compagnia familiare: La co-protagonista Mary Catherine Garrison ha interpretato Trisha, la sorella rigida di Sam. Le due attrici sono amiche di lunga data e questo si riflette nella chimica tra i loro personaggi. Garrison sottolinea come lo show sia unico nel rappresentare donne non più giovani che ancora crescono e cambiano.
Evoluzione delle relazioni: Uno dei temi centrali della serie è la crescita personale e la riconciliazione tra Sam e Trisha. Trisha, dopo il divorzio, abbraccia il gruppo di amici prevalentemente queer e trans di Sam, creando così nuovi legami e avviando un’attività redditizia.
L’influenza di Carolyn Strauss
Una guida preziosa: Carolyn Strauss, produttrice esecutiva e leggenda nel mondo dell’intrattenimento televisivo, ha fornito consulenze cruciali per Everett nel suo primo ruolo da protagonista. Strauss ha contribuito a mantenere l’equilibrio tra il tono umoristico e quello emotivo della serie, evitando che alcune espressioni si trasformassero in cliché.
Una filosofia di autenticità: Strauss è anche la mente dietro il tag “coming of middle age” (arrivare alla mezza età), catturando il percorso di crescita di Sam e gli altri personaggi. Questo approccio ha contribuito a rendere la serie più vera e avvicinabile per il pubblico.
Momenti di quieta trasformazione
Un impatto potente nei momenti tranquilli: La serie eccelle nei piccoli gesti, che spesso rappresentano grandi passi avanti per i personaggi. Un esempio è il tentativo di Sam di andare dal medico per un controllo di routine, segno di una significativa crescita personale.
Relazioni reali e autentiche: La chimica tra i personaggi è palpabile, in particolar modo tra Sam e il nuovo coinquilino della fattoria dei genitori, “Iceland” (interpretato da Ólafur Darri Ólafsson). La loro relazione rappresenta più un tentativo di Sam di superare le sue paure che una classica storia d’amore.
Guarda il trailer di “Somebody Somewhere”.
Una chiusura non convenzionale
Una fine senza forzature: Everett spiega che, anche se fossero stati a conoscenza della fine della serie durante la pianificazione della stagione 3, non avrebbero cambiato il finale. Il viaggio dei personaggi si conclude in modo naturale, riflettendo i temi autentici e somber-cabcdefghijklmnopdəë”essaging di crescita personale e riconciliazione.
Guardando al futuro: Sebbene la fine della serie possa sembrare triste, Everett rimane grata a chi ha reso possibile questo viaggio. “Solo HBO avrebbe dato tre stagioni a uno show come questo,” commenta, definendo l’intera esperienza “una benedizione e un miracolo”.
Con questa chiusura avvolta da emozioni contrastanti, “Somebody Somewhere” lascia un segno profondo in un panorama televisivo spesso dominato da produzioni di grande scala, ricordando che anche le storie più piccole possono avere un impatto enorme.