Lou Ye: l’eroe silenzioso del cinema indipendente cinese
Un’icona per gli aspiranti cineasti
Lou Ye, regista dallo stile inconfondibile, ha recentemente partecipato al Primo Festival Internazionale del Cinema di Xining in Cina, lasciando un segno indelebile anche se la sua permanenza è stata breve. Nonostante la sua ritirata rapida verso Pechino appena completati i suoi compiti di mentore, il suo nome ha continuato a suscitare entusiasmo tra il pubblico ogni volta che veniva pronunciato al festival.
Il mito di Lou Ye
Per i giovani cineasti che cercano ispirazione, Lou Ye è una figura di riferimento. La sua fama non deriva solo dalle sue opere acclamate a livello internazionale come “Suzhou River“, “Spring Fever” e “Saturday Fiction“, ma anche dalla sua ferma opposizione alla censura cinese. Basti pensare al caso di ”Summer Palace“, un dramma romantico che gli è costatò un divieto di cinque anni dalla regia cinematografica. Lou Ye è ammirato per il suo coraggio nell’affrontare temi sociali e dinamiche relazionali con un’intensità e una sincerità che pochi osano emulare.
Un’opera incompleta ma provocatoria
Il suo ultimo lavoro, “An Unfinished Film“, ha fatto il suo debutto al Festival di Cannes e promette di essere altrettanto provocatorio. Questo film ha una genesi particolare: Lou Ye aveva inizialmente pensato di utilizzare filmati inutilizzati delle sue opere precedenti per creare qualcosa di nuovo. Tuttavia, la pandemia di COVID-19 ha stravolto i suoi piani, costringendolo a rimodellare il progetto.
La sfida del formato
Un aspetto interessante di “An Unfinished Film” è l’uso intensivo di telefonate video tra i personaggi, un espediente reso indispensabile dal contesto della pandemia. Questo ha comportato una sfida tecnica, come Lou stesso ha spiegato: “Lo schermo del cinema è orizzontale, mentre quello del telefono è verticale. È come se il formato del telefono fosse ‘anti-cinematografico’. Ma è anche lo schermo dominante del nostro tempo. Come possiamo escluderlo dai nostri film? È impensabile.”
Lou ha scelto di non adottare un approccio basato interamente sullo schermo del computer, preferendo invece ricostruire le conversazioni reali e farle recitare agli attori. Una scelta che ha comportato notevoli difficoltà, ma che Lou crede abbia funzionato in questo contesto particolare. “Lo schermo del telefono non offre un ambiente libero e rilassante, ma piuttosto uno teso e restrittivo. Le quarantene e i lockdown parlano una lingua molto restrittiva,” ha detto.
Un progetto in sospeso
Nonostante il titolo, ”An Unfinished Film” è davvero incompleto. Lou non ha chiarito se ci sarà un taglio finale o un possibile sequel, ma ha confermato che continuerà a lavorare su questo progetto molto personale. Oltre a questo, Lou è noto per essere già avanti nella produzione di un altro film, inizialmente noto come “Three Words” o “Re-TROS After the Applause Nan Jing Documentary“.
Riflessioni personali
La capacità di Lou Ye di adattarsi e trasformare le difficoltà in opportunità creative è ammirabile. In un’epoca in cui molti registi si confrontano con le restrizioni tecnologiche e sociali, Lou riesce a mantenere una voce unica e incisiva. La sua scelta di integrare lo schermo del telefono, contro ogni previsione, dimostra una profonda comprensione del nostro tempo e del modo in cui la tecnologia influenzi le nostre vite.
Un artista da scoprire
Per chi non ha ancora avuto modo di vedere i suoi lavori, consiglio vivamente di dare un’occhiata ai trailer e alle schede informative di alcuni dei suoi film più iconici:
Lou Ye è senza dubbio un regista che continuerà a influenzare e ispirare, nonostante le sfide e le polemiche. La sua dedizione al cinema come forma d’arte e di critica sociale lo rende uno degli autori più affascinanti e provocatori del nostro tempo.