Documentario “Green Line” esplora la guerra civile libanese
Il nuovo documentario di Sylvie Ballyot, “Green Line”, ha conquistato i diritti globali grazie a MAD World e sarà in competizione per il prestigioso Leopardo d’Oro al Festival di Locarno. Il film, co-scritto con Fida Bizri, arriva con una proposta originale: raccontare la tumultuosa infanzia di Bizri durante la guerra civile libanese (1975-1990) attraverso modelli in miniatura di Beirut e figurine.
Ricostruzione di un’infanzia turbolenta
Utilizzando set in miniatura, Bizri riporta alla luce il trauma vissuto nell’infanzia nella Beirut occidentale, dove i miliziani che affermavano di proteggerla in realtà le incutevano paura. Il viaggio la porta poi a incontrare quelli dell’est di Beirut, considerati nemici ma altrettanto spaventosi. Questi incontri, privi di giudizi, vogliono offrire una visione universale della guerra.
Ballyot e la produttrice Céline Loiseau hanno dichiarato: “I bambini cresciuti in un contesto di guerra spesso faticano a fare i conti con il passato, influenzando il loro futuro. Solo quando guardano indietro con l’intenzione di accettare l’inevitabilità della tragedia e superarla, possono veramente liberarsi di ciò che li frena dal perseguire una vita più felice. ‘Green Line’ è il nostro tentativo di esplorare, attraverso storie personali, un conflitto che ancora oggi fa notizia, rappresentando le persone non come semplici sopravvissuti o combattenti, ma come individui con storie uniche.”
Distribuzione e produzione
Nei territori di lingua araba, il documentario verrà distribuito da MAD Distribution, una sussidiaria di MAD Solutions, principale distributore di film arabi. I co-fondatori di MAD Solutions, Alaa Karkouti e Maher Diab, hanno commentato: “Uno dei nostri obiettivi aziendali è illuminare storie arabe in modo che aprano nuovi orizzonti. La storia di Sylvie Ballyot e Fida Bizri è un’esplorazione altamente personale della storia collettiva, informativa e commovente.”
MAD World co-presidente Colin Brown ha aggiunto: “Come visto con il documentario marocchino candidato all’Oscar ‘The Mother of All Lies’ e il film d’animazione candidato agli Oscar 2005 ‘Persepolis’, la recente storia e i ricordi personali possono essere riesaminati senza fare esclusivo affidamento su filmati d’archivio. ‘Green Line’ è un altro esempio notevole di narrazione documentaristica ingegnosa, un film che cerca risposte a domande sepolte da tempo.”
Un viaggio attraverso la memoria
Il documentario è una co-produzione franco-libanese tra TS Productions, Films du Force Majeure, Xbox Films e Orjouane Productions. Ha ricevuto finanziamenti da numerosi enti, tra cui il CNC francese, Région Normandie, Regione Occitanie, Regione Sud, Région Ile-de-France e il Doha Film Institute del Qatar.
Oltre a dirigere e co-scrivere “Green Line”, Ballyot ha curato la fotografia insieme a Béatrice Kordon, co-editato il film con Charlotte Tourrès e composto la colonna sonora insieme a Luc Meilland. Ballyot, laureata alla scuola di cinema Fémis di Parigi, ha diretto diversi cortometraggi e film di media lunghezza che esplorano l’amore e le relazioni familiari, sempre focalizzandosi sul confine tra l’intimo e il collettivo. Tra questi si annoverano “Alice” (2002), “Tel Père Telle Fille” (2007) e “Moi Tout Seul” (2012). Ha anche diretto il documentario del 2008 “Love and Words” girato nello Yemen.
Visioni personali e riflessioni
“Green Line” non è solo un documentario, ma un’impresa emotivamente carica che offre uno sguardo intimo su una delle guerre più devastanti del Medio Oriente. Attraverso gli occhi di Bizri, il pubblico è invitato a riflettere sulla brutalità e sull’assurdità della guerra, e su come i conflitti influiscano profondamente sulle vite dei bambini, i più innocenti tra le vittime. La scelta di utilizzare modelli in miniatura e figurine rappresenta un modo unico di ricreare la memoria, rendendo il trauma quasi tangibile e palpabile.
Questo approccio visivo innovativo cattura non solo il turbinio degli eventi storici, ma anche la dimensione personale delle esperienze di Bizri. Un invito a riconsiderare le nostre percezioni preconcette, a confrontarci con la realtà dei conflitti attraverso una lente più empatica e meno politicizzata. “Green Line” si presenta quindi come un potente strumento non solo per ricordare, ma anche per comprendere e, in ultima analisi, guarire.
Per chi è interessato a vedere il trailer del documentario “Green Line”, può visitare questo link.
Questo documentario promette di essere un must per appassionati di cinema e studiosi di storia contemporanea, offrendo una nuova prospettiva su eventi che continuano a influenzare profondamente la società oggi.