Un’altra notte sulle montagne: tra confessioni e suspence
Un festival di sensazioni
Il rinomato regista giapponese Nobuhiro Yamashita, noto per il suo lavoro su “Linda Linda Linda”, ha presentato tre lungometraggi al Fantasia Fest di Montreal quest’anno, tra cui l’anime “Ghost Cat Anzu” e la commedia seriocomica “Swimming in a Sand Pool”. Tuttavia, il più affascinante e potenzialmente il migliore del gruppo potrebbe essere “Confession”. Si tratta di un adattamento manga nel quale due rifugiati montani, scampati a una tempesta di neve, trascorrono una lunga e inquietante notte in una capanna. Con l’ammissione di un omicidio da parte di uno dei protagonisti, la tensione monta, lasciando presagire che il crimine potrebbe ripetersi prima dell’alba.
Un thriller d’atmosfera
“Confession” si distingue come un thriller raffinato, un vero e proprio duello psicologico in un’ambientazione unica. È notevole come Yamashita riesca a trarre il massimo valore da un presupposto che, a prima vista, potrebbe sembrare troppo limitato per sostenere più di un cortometraggio. La narrazione si sviluppa con una tagliente maestria, offrendo un sottile gioco del gatto col topo che potrebbe suscitare interesse per eventuali remake internazionali.
Il mistero della sparizione
Il film si apre con un flashback in cui apprendiamo della scomparsa di Sayuri (interpretata da Nao Honda) durante un’escursione di un club universitario. Sayuri, il suo ex-ragazzo Asai (Toma Ikuta) e lo studente di scambio coreano Jiyong (Yang Ik-june) erano inseparabili, ma dopo la tragedia, Asai e Jiyong hanno deciso di scalare ogni anno la stessa montagna in sua memoria.
Sedici anni dopo, la situazione prende una terribile piega: Jiyong rimane ferito in una caduta apparente tra temperature glaciali e una forte nevicata. Decide di arrendersi, ammettendo ad Asai di meritarsi la morte poiché è stato lui a strangolare Sayuri e a lasciare il corpo nel deserto, spinto dalla gelosia.
Un rifugio inquietante
Contrariamente alle aspettative, la cabina dei montanari è vicina. Asai riesce a portare il suo amico ferito all’interno e ad accendere un fuoco. Ma con l’arrivo del calore, l’ammissione del crimine inizia a farsi sentire. L’atmosfera si riempie di tensione e sfiducia reciproca, culminando in atti di violenza crescente. Jiyong, nonostante la gamba ferita, inizia a scomparire e riapparire con una tale rapidità da far sorgere dubbi su ciò che Asai (e lo spettatore) vedono: è realtà, sovrannaturale o semplice paranoia?
Un’ambientazione sinistra
Seppure una critica possa riguardare l’ampiezza e la difficoltà di riscaldamento della capanna a una tale altitudine, l’interno è abbastanza complicato ed espansivo da permettere a Yamashita di creare un sufficiente effetto horror. La spaziosità consente ai personaggi di ingaggiare spiacevoli giochi a nascondino che si traducono in frenetici tentativi di infliggere o evitare gravi lesioni fisiche.
Prove attoriali eccezionali
I due attori mantengono abilmente separati i loro percorsi verso l’isteria, in maniera così stilizzata che non ci si preoccupa troppo delle finezze della psicologia o dell’azione credibile. “Confession” conserva una consapevolezza di se stesso come un’opera pulp, riuscendo comunque a trarre dalla situazione abbondante tensione, colpi di scena e umorismo nero. Sebbene la rivelazione finale potesse essere sfruttata per un maggiore shock, Yamashita non delude affatto, riuscendo a cogliere ogni occasione possibile nella sua progressione tesa.
Contributi tecnici di rilievo
Le impeccabili composizioni widescreen del direttore della fotografia Shinya Kimura e la sorprendentemente grandiosa colonna sonora sinfonica di Masa Takumi danno un ulteriore slancio a questa storia macabra.
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Questo thriller psicologico promette di soddisfare chi cerca suspense intensa e atmosfere claustrofobiche, con una trama che tiene lo spettatore avvolto in un cupo abbraccio dall’inizio alla fine. Un’opera che merita di essere vissuta, riflettendo insieme ai protagonisti sulle sfumature che delineano il sottile confine tra amicizia e ossessione.