Alain Delon: La bellezza eterna del cinema francese
Il cinema non è una gara di bellezza, ma se lo fosse, Alain Delon avrebbe sicuramente vinto il titolo di attore più affascinante degli anni ’60. Affascinato dal suo magnetismo, molti hanno cercato di spiegare la sua innegabile attrattiva, inclusa Jane Fonda che lo definì “l’essere umano più bello”.
Un’icona senza tempo del cinema
Delon, scomparso recentemente, ha recitato in oltre 100 film in una carriera durata 50 anni. Tuttavia, è stato negli anni ’60 che Delon ha rappresentato un’ideale irraggiungibile, con i suoi occhi azzurri, zigomi alla Elvis Presley e un fisico pronto a combattere. Più di una semplice bellezza, Delon possedeva una durezza di strada nata dal suo background di classe operaia, che traspariva anche nei suoi primi ruoli più innocenti.
Gli esordi e la trasformazione
Alain Delon non ha mai chiesto di essere un attore. Fu “scoperto” quasi per caso da Brigitte Auber, un’attrice francese che lo portò al Festival di Cannes nel 1957. Di lì a poco, iniziò a lavorare in diversi film, tra cui “Rocco e i suoi fratelli” e “L’eclisse”, dove mostrava un mix di innocenza e durezza. Tuttavia, con il tempo, adottò un’aria disaffezionata che divenne la sua firma classica.
Il film che definì il suo stile fu “Purple Noon” (“Plein Soleil”) del 1960. Basato sul romanzo di Patricia Highsmith, “Il talento di Mr. Ripley”, Delon interpretava un personaggio affascinante ma pericoloso. Questo fu solo l’inizio di una serie di ruoli iconici che culminarono nella sua interpretazione ne “La Piscine” di Jacques Deray, un film che simboleggia la transizione di Delon verso ruoli più complessi e meno evidenti.
Collaborazioni memorabili e il ruolo del samurai
Uno degli incontri più significativi della carriera di Delon fu con il regista Jean-Pierre Melville. Melville, un vero maverick del cinema francese, portò Delon in “Le Samouraï” del 1967, una pellicola considerata una delle migliori performance dell’attore. In questo film, Delon interpreta Jef Costello, un killer freddo e metodico che naviga per le strade di Parigi con un trench e un cappello grigio.
Il fascino dell’inscalfibilità
In “Le Samouraï”, Delon dimostra una padronanza unica nel rimuovere il magnetismo che aveva mostrato in film precedenti come “Purple Noon”. Il protagonista del film è quasi un personaggio vuoto, una tela su cui gli spettatori possono proiettare motivi ed emozioni. Questo film, al tempo stesso thriller e studio del personaggio, ha consolidato Delon come un attore che non temeva di deviare dalla strada battuta.
Successivamente, Delon continuò a lavorare con Melville in ”Le Cercle Rouge” e “Un Flic”, producendo film che contrapponevano la sua freddezza a una narrativa carica di tensione.
Relazioni cinematografiche e successi europei
Delon ha preferito il cinema europeo all’oceano sconfinato di Hollywood, a differenza di molti suoi contemporanei. Pur partecipando a qualche produzione in lingua inglese, rimase fedele alla sua terra natale e alla sua lingua, una decisione che gli permise di evitare il rischio di essere stereotipato in ruoli limitanti.
Alcuni dei suoi migliori lavori includono “La Piscine”, un thriller erotico ambientato sulla Costa Azzurra, in cui recita accanto a Romy Schneider. Questo film è un mosaico di passione e tradimento, e rappresenta uno degli esempi più chiari del potere stilistico di Delon.
L’eredità di un’icona del cinema
Delon ha continuato a recitare fino agli ultimi anni, ma è nelle sue performance degli anni ’60 e ’70 che troviamo l’apice della sua carriera. Film come “Le Samouraï” e “La Piscine” ci permettono di ammirare un’epoca in cui la bellezza e il talento di Delon brillavano più intensamente.
Conclusione
Alla fine, Alain Delon era molto più di un volto bello. Era un attore capace di catturare la complessità e l’ambiguità dei suoi personaggi, un’icona che ha lasciato un’impronta indelebile nel mondo del cinema. Grazie alle sue interpretazioni, possiamo rivivere i momenti in cui la bellezza e il talento si sono uniti per creare qualcosa di davvero memorabile.