Mari Storstein e il suo “My First Love”: una rivoluzione sul grande schermo
Un cambiamento necessario nel cinema
Il nuovo lungometraggio di Mari Storstein, “My First Love”, rappresenta una svolta nella rappresentazione delle persone con disabilità nel cinema. La regista norvegese ha deciso di affrontare con sincerità e passione una storia che ha toccato profondamente la sua vita personale.
Un nuovo sguardo sulla disabilità
Mari Storstein, che ha trascorso tutta la sua vita su una sedia a rotelle, ha utilizzato la sua esperienza per dare voce a chi di solito è dimenticato o rappresentato in modo sbagliato sul grande schermo. Il film si concentra sulla vita di Ella, una giovane donna disabile di 19 anni che, nonostante le sfide del sistema, cerca di inseguire i suoi sogni. Il tema principale riguarda non solo la disabilità, ma anche l’amore, la ricerca dell’indipendenza e il desiderio di essere accettati.
La produzione e il cast
Prodotto da Thomas Robsahm e Tøri Gjenda per Nordisk Film Production Norway e Amarcord, il film è in fase di riprese e promette di portare sullo schermo una storia potente e autentica. La sceneggiatura, co-scritta con Tomas Myklobost, narra di Ella che, dopo aver trasferito per studiare, vede la sua domanda di assistenza respinta e deve adattarsi a una vita in un’istituzione, invece di vivere da sola come aveva sempre sognato. Nel mentre, incontra il suo primo amore, un’esperienza che cambia profondamente la sua prospettiva.
Mamigate il trailer di “My First Love” qui: My First Love.
Un background artistico e personale
Storstein non è nuova all’uso della cinepresa per raccontare storie toccanti. Laureata in cinema presso la TV school di Lillehammer University College in Norvegia, ha ottenuto numerosi riconoscimenti per il suo lavoro documentaristico, tra cui un Gullruten, la versione norvegese degli Emmy, nel 2018 per la serie documentaria “Søsken”, che esplora le dinamiche all’interno di famiglie con fratelli disabili.
Il potere del cinema come strumento di lotta
La regista ha spiegato che ha sempre adorato raccontare storie. Da piccola, lei e i suoi fratelli usavano la cinepresa del padre per girare cortometraggi di quartiere. Crescendo, Mari ha capito che i film potevano essere un potente strumento politico per combattere le ingiustizie e le discriminazioni.
Un messaggio importante
Mari Storstein ha sottolineato l’importanza di avere registi disabili che raccontano le storie delle persone disabili. Troppe volte questi racconti sono stati distorti da pregiudizi e stereotipi. “My First Love” è il film che Mari desiderava vedere da giovane, una narrazione autentica che sfida le rappresentazioni superficiali spesso presenti nel cinema mainstream.
Tra fiction e realtà
La sensazione di non poter vivere la vita che si sogna, diventando prigionieri del proprio destino, è un tema centrale in “My First Love”. Per Mari Storstein, questo film parla di giovani, di amore e della ricerca del proprio posto nel mondo, sfidando le aspettative sociali e cercando di vivere con coraggio e autenticità.
Le prospettive per il futuro
L’uscita locale di “My First Love” è prevista per il 2025, distribuita da Nordisk Film Distribution. Il film ha ricevuto il supporto dell’Istituto Norvegese del Cinema ed è promosso da TrustNordisk, il cui CEO, Susan Wendt, ha evidenziato la forza emotiva della sceneggiatura e l’importanza di queste storie sul grande schermo.
Altri progetti di TrustNordisk
All’interno del recente mercato internazionale delle pellicole nordiche tenutosi a Haugesund, Norvegia, TrustNordisk ha presentato anche altri progetti promettenti, fra cui “Loveable” di Lilja Ingolfsdottir e “Home Sweet Home” di Frelle Petersen. Per saperne di più sui film presentati, puoi vedere i trailer tramite i seguenti link: Loveable e Home Sweet Home.
Refletendo sullo scenario artistico
Riflettendo su come le storie di disabilità vengano solitamente rappresentate, è evidente la necessità di una trasformazione radicale. Questo film potrebbe essere un punto di partenza per una nuova narrativa che si allontani dagli stereotipi e abbracci la vera diversità e complessità delle esperienze umane.
In definitiva, Mari Storstein ci offre un’opera che invita a riflettere e, soprattutto, a vedere oltre le apparenze, mostrando come il cinema possa essere un potente veicolo di cambiamento e inclusione.