Primo sguardo a ‘La figlia dei miei padri’: un dramma familiare in lingua sámi
Un debutto con una sorpresa: Nikolaj Coster-Waldau nel cast
My Fathers’ Daughter, presto il primo lungometraggio in lingua sámi a debuttare al Toronto Film Festival, ha rilasciato un’anteprima che vede protagonista l’attore di “Game of Thrones” Nikolaj Coster-Waldau. L’attore comparirà nei panni di sé stesso in questa storia di formazione e dramma familiare.
La trama: Un viaggio alla scoperta delle proprie radici
Diretto da Egil Pedersen, My Fathers’ Daughter narra la storia di Elvira, un’adolescente sicura di sé convinta di essere stata concepita in una clinica per la fertilità danese. Nella sua immaginazione, spesso sogna che il suo padre biologico sia una celebrità del cinema, come Coster-Waldau. Tuttavia, i suoi sogni vengono infranti quando scopre la verità sul suo vero padre biologico.
Elvira affronta un percorso di scoperta personale quando suo padre reale entra in scena inaspettatamente. Questo incontro sconvolgerà la sua vita, mettendola di fronte a realtà che non aveva mai immaginato.
Una carriera multiforme dietro la macchina da presa
Nonostante questo sia il debutto nel lungometraggio per Pedersen, il regista ha una carriera prolifica alle spalle. Ha diretto ben 18 video musicali, 15 cortometraggi e diversi film commissionati e pubblicità. Il suo cortometraggio più recente, una commedia satirica intitolata “Koftepolitiet” (“Indigenous Police”), ha avuto un grande successo nella comunità sámi.
Un progetto internazionale con radici profonde
Scritto e diretto da Pedersen, My Fathers’ Daughter è una co-produzione tra Norvegia, Svezia e Finlandia, in collaborazione con le case di produzione Rein Film, Paasan, Oktober, Bautafilm e Filmpool Nord. Pluto Film si occupa delle vendite internazionali del film. È interessante notare come il film abbia ottenuto il sostegno di Neo, il programma dell’Istituto Norvegese del Cinema dedicato a finanziare i film d’esordio di registi di talento.
“Se non fosse stato per Neo, il film non sarebbe stato realizzato,” spiega Pedersen. Dopo numerosi rifiuti da parte dell’Istituto Norvegese del Cinema, il progetto è stato finalmente accettato da Neo. Anche il programma di pubblico Publikum ha giocato un ruolo cruciale, utilizzando l’intelligenza artificiale combinata con interviste per ampliare il potenziale della storia.
Tematiche personali e universali
Pedersen usa My Fathers’ Daughter per affrontare tematiche che hanno marcato la sua vita. “Ho sempre saputo di essere sámi, ma da bambino non mi sono mai sentito abbastanza bravo per essere un vero sámi tra gli altri sámi. Da adolescente, ho vissuto violenze razziali perché avevo l’aspetto di un sámi.”
Dopo aver terminato gli studi alla Scuola Norvegese di Cinema, Pedersen non credeva che sarebbe stato accettato come regista sámi, ma con il tempo, l’Istituto Internazionale del Film Sámi l’ha accolto come parte della loro comunità. “Durante gli anni 2010, mi sono lentamente trasformato, con dubbi e esitazioni, in un regista sámi.”
Debutto e aspettative
Il debutto di My Fathers’ Daughter è previsto per l’8 settembre nella sezione Discovery del Toronto Film Festival di quest’anno. Gli appassionati di cinema possono già segnare questa data sul calendario, pronti a scoprire un nuovo capitolo del cinema sámi, arricchito da una storia universale di scoperta e identità.
Per vedere il trailer ufficiale del film, visita My Fathers’ Daughter.
L’anticipazione di un film come My Fathers’ Daughter sottolinea la bellezza delle narrazioni che emergono da culture spesso poco rappresentate. In un panorama cinematografico sempre più globale, è fondamentale dare voce a storie che esplorano le diversità e le complessità dell’identità umana. In questo modo, il cinema non solo racconta storie, ma costruisce ponti tra diverse esperienze culturali, arricchendo il nostro mondo comune.